Priorità 1

La Politica Comune delle Pesca (PCP) è stata introdotta per la prima volta negli anni 70 e aggiornata a più riprese. L'ultimo aggiornamento è entrato in vigore il 1º gennaio 2014.

La PCP consiste in una serie di norme per la gestione delle flotte pescherecce europee e la conservazione degli stock ittici, il cui obiettivo generale è la sostenibilità ecologica, economica e sociale della pesca e dell’acquacoltura.

Riconoscendone l’impatto sugli ecosistemi acquatici, la PCP adotta nei confronti della pesca e dell’acquacoltura un approccio prudente al fine di garantire la conservazione dell’integrità funzionale degli ecosistemi e la conservazione della risorsa ittica.

La PCP individua almeno quattro criteri principali di sostenibilità che la gestione della pesca deve soddisfare:

Rendimento massimo sostenibile. La cattura del massimo quantitativo di pesce a lungo termine rappresenta il migliore obiettivo possibile per una pesca rinnovabile e redditizia.
Regionalizzazione. Le risorse naturali e il tessuto socioeconomico variano notevolmente da un luogo a un altro. L’applicazione delle normative dell’UE nelle rispettive zone può essere realizzata al meglio da una rappresentanza equilibrata dei soggetti interessati a livello locale.
Piani pluriennali. La PCP deve ricorrere a piani pluriennali che contengano gli obiettivi e gli strumenti per la gestione degli stock ittici e la tabella di marcia per il conseguimento degli obiettivi in modo sostenibile e inclusivo.
Scienza alieutica. La gestione della pesca si basa su dati, pareri scientifici e misure di controllo per garantire che le norme siano applicate in maniera equa e rispettate da tutti i pescatori.

La PCP si articola in quattro settori:

Gestione della pesca
Politica internazionale
Mercati e politica commerciale

Finanziamento della politica della pesca (FEAMP 2014 – 2020)